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Si appella alla logica Mario Pizzola del Coordinamento per il clima fuori dal fossile per sottolineare la evidente inutilità della Linea Adriatica Snam e dei due nuovi rigassificatori di Piombino e Ravenna. Inutilità che avrebbe ammesso anche il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Picchetto Fratin quando, in un’intervista rilasciata a La Stampa lo scorso 22 febbraio ha dichiarato: “Fatta la pace si torna al gas russo”. Esattamente il contrario, ricorda Pizzola, di quello che lo stesso ministro aveva dichiarato il 15 aprile 2023 al Corriere della Sera che a Fratin attribuiva le parole “Abbiamo superato la dipendenza da Mosca grazie al gas africano” a conferma del fatto che l’Italia aveva sostituito il gas russo con altre fonti di importazione dall’estero.
“Che non avremmo subito alcuna conseguenza dalla eliminazione del gas russo lo si sapeva benissimo – continua Mario Pizzola – perché l’Italia è il Paese che ha la più ampia diversificazione delle fonti di importazione di metano, con cinque metanodotti e tre rigassificatori”. Destinati a diventare cinque con Piombino e Ravenna. Con la conseguenza che in Italia “si è importato ancora più gas tanto che nel 2022 ne abbiamo rivenduto ad altri Paesi ben 4 miliardi e 600 milioni di metri cubi”. Una realtà che per il rappresentante del Coordinamento, conferma “la strumentalità delle decisioni assunte prima dal Governo Draghi e poi dal Governo Meloni che si sono piegati alle volontà di Eni e Snam solo per favorirne gli interessi”. E non è un caso, secondo Pizzola, che Almasri sia stato liberato, forse “anche per non compromettere le forniture di metano che arrivano dalla Libia al nostro Paese”.
Politiche attuate in netto contrasto all’andamento dei consumi di metano che, ricorda Pizzola, dal 2005 al 2024 sono passati da 86,2 miliardi di metri cubi a 61,9 miliardi ma, “nonostante l’evidenza dei fatti il governo Meloni insiste nelle realizzazione di nuove infrastrutture fossili” ed altre ne ha in programma; dai due rigassificatori di Gioia Tauro e Porto Empedocle al raddoppio del gasdotto Tap dall’Azerbaigian. “Opere non necessarie – ribadisce Pizzola – che non solo danneggiano il clima e l’ambiente ma continueranno a sperperare denaro che invece potrebbe essere utilizzato per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili e per mettere in sicurezza il territorio”. Il danno che si aggiunge alla beffa, concludono dal Coordinamento per il clima fuori dal fossile, dal momento che saranno i cittadini, attraverso le bollette, a pagarne il costo per i prossimi 50 anni.
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