Guerra del tesseramento: il Pd condannato a risarcire Fabio Ranalli

Per le casse del Pd è valsa come dieci quote: 278 euro di spese legali da pagare, oltre alla restituzione dei 25 euro che l’avvocato Fabio Ranalli aveva versato alle casse del partito il 31 dicembre del 2022 per iscriversi al gruppo politico. Di cui negli anni precedenti era stato anche consigliere comunale.

Un’iscrizione, la sua come tutte quelle dei dimasciani, contro cui insorse la segreteria del Pd, perché, si sostenne, l’operazione di iscrizione in massa era solo un tentativo di riprendersi la guida e le chiavi di corso Ovidio, da dove i dimasciani erano stati cacciati nel 2020.

L’espediente di fare le iscrizioni online (una sessantina) aveva minacciato insomma la leadership di quella parte del partito che aveva cambiato registro e che a febbraio di due anni fa si apprestava a fare un nuovo congresso.

I dimasciani, così, vennero cacciati legittimamente, perché nelle ultime amministrative si erano presentati contro il Pd nelle liste dei civici di Gerosolimo e nella consiliatura Casini, prima, si erano schierati contro la linea del partito, appoggiando e salvando la sindaca. Ma se la scelta in sé non era opinabile, molto discutibile era stata la decisione, invece, di non voler restituire i 25 euro versati da Ranalli per la sua iscrizione e che l’avvocato aveva richiesto.

Il giudice gli aveva dato già ragione emettendo un decreto ingiuntivo, a cui però i Dem si erano opposti.

La vicenda è finita così davanti al giudice di Pace Gianna Cirpriani che, l’altro giorno, ha dato definitivamente ragione a Fabio Ranalli, condannando il Pd a restituire i soldi incassati e soprattutto trattenuti illegittimamente.

1 Commento su "Guerra del tesseramento: il Pd condannato a risarcire Fabio Ranalli"

  1. Fabio Ranalli persona seria lo voterei 1000 volte.

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