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L’altro giorno il primo sopralluogo da parte della soprintendenza, dopo il via libera del Comune di Sulmona che ne è diventato proprietario dal lontano 1997: la Cappella Mazara del cimitero di Sulmona sarà salvata. Da morte certa, probabilmente, al di là e Aldilà del luogo in cui si trova. Perché i segni del tempo e dei vandali sono evidenti, anche se nessuno ha avuto l’accortezza di censirli nelle schede Aedes dei terremoti 2009 e 2016. Come d’altronde l’ingresso del Camposanto che oggi costringe dipendenti e (prossimamente) nuovi defunti in container che di monumentale hanno ben poco.
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La scheda tecnica redatta dalla soprintendenza, d’altronde, parla chiaro: problemi di dissesto strutturale, come l’attivazione di meccanismi di ribaltamento delle facciate, presenza di lesioni diffuse, cedimento di elementi strutturali e di porzioni localizzate delle coperture, cadute di porzioni di decorazione e rivestimento. A questo si aggiungano i furti su commissione che hanno privato il monumento degli altrettanto monumentali cancelli di recinzione e la totale assenza di manutenzione del bene nel corso degli anni. Tanto da parte degli eredi Mazara prima, quanto da parte del Comune negli ultimi ventotto anni.
Ora ci sono i soldi, quelli del ministero inseriti nel Pnrr: 600mila euro che serviranno per resuscitare questo patrimonio dell’Aldilà.
L’intervento, che per forza di legge dovrà essere concluso entro giugno del 2026, prevede la verifica della staticità delle strutture, il consolidamento delle murature, la riparazione delle lesioni e degli elementi architettonici danneggiati, la revisione delle coperture, il restauro delle superfici interne ed esterne e dell’apparato decorativo. Non ci sono i cancelli, per i quali bisognerà trovare altri fondi chissà, ma certo quando il cantiere sarà riconsegnato la Cappella Mazara potrà diventare un gioiello del patrimonio architettonico e monumentale della città.
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A pianta cruciforme di chiara tendenza neoclassica fu commissionata da Francesco Mazara, barone di Schinaforte, per commemorare la memoria del padre Gentile. L’opera, iniziata nel 1906, fu completata nel 1910 su progetto dell’ingegnere Domenico Poillucci e ha raggruppato le migliori maestranze locali dell’epoca per la sua realizzazione, tra cui Giovanni Granata che realizzò l’angelo in marmo che si trova all’ingresso, le due statue sui sarcofaghi, l’Angelo della Morte, lo stemma con lo scheletro in bronzo.
Un primo tentativo di recupero venne fatto nel 2013 dal Rotary Club che avviò una sottoscrizione pubblica e che provvide a ripulire il monumento dalle erbacce. Lo scopo non fu raggiunto, ma se non altro riaccese i fari su un patrimonio dimenticato. Una luce che ora ha notato il Ministero che ha inserito il recupero della Cappella Mazara tra i primi tre interventi dei nove programmati con fondi Pnrr sui luoghi di culto in Abruzzo.
Insieme al monumento sulmonese, tra le priorità ci sono le chiese della Madonna delle Grazie (825mila euro) e della Madonna del Pantano (1 milione e 50mila euro) a Navelli. Subito dopo toccherà alla chiesa della Madonna delle Grazie di Rocca Pia (200mila euro), la chiesa della Madonna del Buon Consiglio a Collepietro (600mila euro), la chiesa dei Cappuccini di Campli (250mila euro), la chiesa di Santa Maria Apparente a Crognaleto (500mila euro), l’eremo di Santa Lucia a Fano Adriano (400mila euro) e la chiesa di Santa Maria della Misericordia a Giulianova (1 milione e 100mila euro). Tutte opere da ultimare entro la metà del prossimo anno.
Potevano aspettare un altro po’!
Beh, meglio tardi che mai. Una espressione architettonica straordinaria. Ogni volta che ci passo davanti mi si strunge il cuore pensando a quanta incuria nel cimitero.
Era ora…