Donne Democratiche Abruzzo a sostegno della proposta di legge contro la violenza di genere e il divario salariale

“Ci avviciniamo all’8 marzo e chiediamo che la proposta di legge presentata in consiglio regionale venga discussa prima di tale data. Questo rappresenterebbe un segnale concreto di attenzione al tema, che vale più di tante mimose”. Sono le Donne Democratiche Abruzzo di nuovo in campo per sostenere la proposta presentata dal gruppo PD a favore del potenziamento dell’educazione contro la violenza e la disparità di genere nelle scuole e nelle università, già annunciata in conferenza stampa lo scorso 25 novembre.

“Mentre il Governo dirotta il fondo da mezzo milione di euro previsto per promuovere la salute e l’educazione sessuale e affettiva nelle scuole secondarie verso la formazione degli insegnanti sui temi dell’infertilità e dei modi per prevenirla”, diventa ancora più importante ribadire la necessità di una riflessione sulla proposta di legge presentata in consiglio regionale. Come afferma Roberta Tomasi, portavoce regionale Conferenza Donne Democratiche Abruzzo spiegando che se da un lato “il tema dell’infertilità è un problema medico che non può diventare una responsabilità per docenti specializzati in altre discipline”, dall’altro lo stesso “rischia di essere strumentalizzato per diffondere un’immagine tradizionalista della donna intesa come moglie e madre” con la coseguenza di discriminare chi non può o non vuole avere figli. Motivo per cui molte scuole secondarie di primo e secondo grado sono già impegnate in percorsi educativi con la collaborazione dei consultori ASL, iniziative lodevoli che però, dichiara Tomasi “necessitano l’integrazione di un intervento mirato e programmato a livello esecutivo”.

L’educazione alla sessualità e all’affettività deve essere volta a “fornire agli alunni e alle alunne le competenze per affrontare emozioni e relazioni” riflettendo sia sugli aspetti fisici della sessualità che sulla prevenzione del rischio di violenza di genere. E del gender pay gap ovvero la disparità salariale tra uomo e donna per la quale il rapporto Istat 2022 pubblicato in queste settimane evidenzia un differenziale tra la retribuzione oraria media pari al 5,6%, per un divario retributivo lordo di oltre 6 mila euro annui, ancor più significativo fra la popolazione laureata (16,6%) e dirigenti (30,8%).

Un gender pay gap contro cui occorre mettere in campo “politiche che tendano a superare quelle disparità che riflettono le stereotipizzazioni del ruolo della donna nella società” anche e soprattutto investendo “nell’istruzione, educazione e formazione” conclude Roberta Tomasi. con la finalità di raggiungere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne e delle ragazze, Obiettivo dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite che, sottolinea la portavoce nazionale Mori “il nostro Governo deve perseguire con determinazione”.

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