Favoreggiamento di immigrazione clandestina e truffa aggravata. Con queste accuse i finanzieri del Comando Provinciale di Pescara hanno tratto in arresto tre persone: un imprenditore di Pratola Peligna, Sandro Di Cioccio, 52 anni, e due suoi complici di cui uno sempre di Pratola, Mario Del Grande, 59 anni, e l’altro di Introdacqua, la ragioniera e consulente fiscale Annalisa Colasante, 60 anni e già presidente della Cna di Sulmona.
Secondo quando ricostruito dall’attività d’indagine delle fiamme gialle, l’attività messa su ha consentito l’ingresso e la permanenza illecita su suolo italiano di circa 500 extracomunitari, causando un danno alle casse dell’Erario di oltre 3 milioni di euro.
L’indagine è partita nel 2015 dopo controlli avvenuti nell’ambito della ristrutturazione post sisma che hanno condotto i finanziari a controlli fiscali su una ditta di Popoli. Da qui le fiamme gialle sono venute a conoscenza di un sistema che prevedeva, dietro pagamento in contanti, il rilascio di documentazione fittizia che serviva per giustificare assunzioni, distacchi e licenziamenti del personale, con tanto di tariffario che per una busta paga si aggirava tra i 20 ed i 30 euro fino ai 500 di una finta assunzione, senza pagare successivamente i contributi all’Erario.
I finanzieri, inoltre, sono risaliti allo storico della ditta constatando come in due anni, dal 2012 al 2014, l’azienda non aveva mai acquistato materiale edilizio, né mezzi per portare avanti la sua attività evidenziando come, di contro, la crescita del personale è stata invece smisurata, da poche decine del 2010 ad un centinaio nel 2014 senza mai versare alcun contributo ai suoi dipendenti.
Con un’indagine che ha coinvolto anche l’Inps si è arrivati ad individuare i 136 lavoratori, italiani e stranieri, che grazie alla finta assunzione sono riuscite a raggiungere il limite minimo di giornate lavorative necessario a chiedere la disoccupazione, beneficiando, inoltre, di tutti gli incentivi, ammortamenti e bonus destinati al sostegno del reddito familiare. Azioni che hanno apportato all’Inps, che nel frattempo ha congelato tutte le posizioni, ad un danno di 1milione e250mila euro. Mentre ammontano a 1.430 milioni di euro i versamenti contributivi omessi dalle tre aziende coinvolte e 1.150 milioni di euro l’Iva non pagata.
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