Manca solo il rotolacampo, e il rischio di vederne lungo il centro storico di Sulmona nei prossimi mesi è reale. Perché di desertificazione si tratta lungo Corso Ovidio e nei suoi vicoli, che recitano il ruolo di affluenti che riforniscono il fiume. Ma la portata dell’acqua è ormai diminuita, e il fondale è sempre più visibile. Ottobre e novembre sono stati mesi devastanti per le attività commerciali insediate lungo i sampietrini ovidiani. Almeno quattro hanno alzato bandiera bianca e abbassato la saracinesca: “Out of business”.
L’ultimo in ordine di tempo è la catena di intimo Yamamay, che ha salutato Sulmona e i sulmonesi pochi giorni fa, lasciando vuoti i locali dirimpetto alla Chiesa della SS. Trinità di Sulmona. Ma l’emorragia è difficile da tamponare. Addio negli ultimi due mesi anche a due locali della vita notturna ovidiana. A chiudere i battenti sono stati Vodka e Bollicine e il Nin Harra. Quest’ultimo, però, è pronto a riaprire con un’altra proprietà e un nuovo nome. Una metamorfosi ovidiana, più che una chiusura. Un altro locale, in via Dorrucci, ha annunciato la chiusura dal prossimo febbraio. Ma sono solo le ultime valigie fatte di una migrazione che da almeno un decennio non conosce fine. Uno stillicidio, pensando a locali storici come Ernano, il bar Schiazza e il pub St. Patrick. Attività chiuse e mai rimpiazzate.
E se la situazione nei pressi di piazza Garibaldi e lungo la parte settentrionale del corso non è rosea, peggio ancora vanno gli affari in corso “sud”. Per contare locali chiusi e sfitti non bastano le dita di due mani nel raggio di 50 metri. E oltre alla desertificazione c’è il degrado, con negozi chiusi e pannelli di dubbio gusto estetico a far da barriera lungo le vetrine. Non una bellissima cartolina, considerando che da Porta Napoli iniziano le visite guidate della città
“Da qui al prossimo anno la situazione sarà ancora più critica – spiega l’imprenditore Tonino Donatelli, della Grancia dei Celestini -. Il problema della desertificazione dei centri storici è nazionale, è vero. Nel locale, però, si può intervenire. Il Comune deve riflettere: i locali sfitti significano meno entrate. Non si guadagna l’Imu, la Tari e le varie imposte per le attività. Bisogna ripensare ad alcune deroghe. In via Corfinio alcuni locali sono vuoti perché non rispettano i parametri di altezza imposti alle attività. Cambiando le norme potrebbero diventare un trampolino di lancio per le botteghe di piccoli artigiani”.
E intanto il deserto avanza, senza sabbia né cactus solo per via del clima rigido dell’inverno alle porte.
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