Trenta misure cautelari applicate, ventisei persone finite in carcere, tra ai domiciliari e una con l’obbligo di firma. Sono i numeri regalati dall’indagine portata avanti dalla Procura della Repubblica dell’Aquila coordinata dalla DDA, in merito all’inchiesta per reati di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e di detenzione e cessione di sostanze. Una vera propria fabbrica della droga nel cuore del capoluogo abruzzese, scoperta grazie alle attività investigative svolte dalla Sezione Antidroga della Squadra Mobile dell’Aquila tra il novembre 2022 e il giugno di quest’anno. Oggi i primi provvedimenti emanati dal GIP ed immediatamente applicati.
Quarantadue gli indagati che graviterebbero attorno alla base logistica nel cuore dell’Aquila. Un’associazione a delinquere, finalizzata allo spaccio di cocaina, composta da 28 persone che presentano comunanza di luoghi d’origine (Italia, Albania e Macedonia del Nord) e vincoli parentali tra loro.
Un’organizzazione criminale imponente operante prevalentemente in Abruzzo e anche nel Lazio, in grado di gestire e commercializzare quantitativi di cocaina per 650 persone. Il movimento d’affari stimato è di 1 milione e 966 mila euro.
Tre le piazze aquilane stabili di spaccio del gruppo: una alla periferia della città in zona Pile, la seconda poco fuori il centro cittadino e la terza e più importante nei pressi di un appartamento in cui abitavano alcuni pusher del gruppo, ubicato in pieno centro cittadino vicino al Parco del Castello. Il covo sarebbe nella periferia dell’Aquila. Qui dimora uno dei vertici dell’organizzazione, assieme alla sua compagna, e venivano fatti confluire i quantitativi di stupefacente da cedere al dettaglio. Una casa simile a un laboratori, con un’attività di preparazione e confezionamento di dosi. E’ qui che rientravano i sodali dalle attività di spaccio svolte quotidianamente per effettuare ulteriori rifornimenti di dosi da spacciare, per consegnare il denaro ricevuto, per fare il rendiconto dell’attività svolta, per ricaricare i telefoni da lavoro, per aiutare nel confezionamento e per assaggiare le nuove partite di cocaina.
L’associazione, verticisticamente organizzata, prevedeva al vertice tre soggetti, di nazionalità albanese, macedone ed ucraina. Loro si occupavano dell’approvvigionamento della sostanza stupefacente e dettavano le direttive e gli ordini ai sodali per la gestione dell’attività di spaccio riscuotendone tutti i proventi. Al livello intermedio ci sarebbero nove affiliati che prendevano parte alla “riunioni” strategiche del livello apicale. Infine quattordici soggetti ricoprivano il ruolo di pusher.
L’attività odierna è stata eseguita con il supporto del Servizio Centrale Operativo e con la collaborazione di personale delle Squadre Mobili di Ancona, Ascoli Piceno, Campobasso, Chieti, Foggia, Perugia, Pescara, Teramo, Napoli, Caserta, Isernia, Latina, Macerata, Roma, Terni, Viterbo, Frosinone, delle S.I.S.C.O di Ancona, Roma, Salerno, Campobasso e Perugia e con il supporto dei Reparti Prevenzione Crimine di Pescara, Vibo Valentia, Cosenza, Napoli, Roma e Bari, di due unità cinofile della Questura di Pescara ed Ancona e del reparto volo della Questura di Pescara. Tutti i soggetti sono stati rintracciati in questa Provincia.
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