Fondi “ammiocuggino”

Il testo del post lo ha cambiato tre volte, aggiungendo di volta in volta i ringraziamenti che aveva dimenticato di fare, a partire dalla giunta tutta e non solo due assessori. La foto, invece, è rimasta la stessa: una sorridente consigliera regionale Maria Assunta Rossi sulla scalinata Vico III Madonna della Libera di Pratola Peligna destinataria, grazie “ad un confronto con l’assessore comunale Paolo Di Bacco”, di un finanziamento di 100mila euro a valere sulla Legge 145, quella per intendersi destinata, in particolare, a risolvere le criticità sui dissesti idrogeologici. Per fare cosa, però, non è molto chiaro, dal momento che il progetto di rigenerazione urbana presentato contiene poco più della foto della stessa scalinata (senza la Rossi però), senza un progetto vero e proprio.

La musica non cambia per l’altro progetto peligno che la Rossi si vanta di aver sponsorizzato “attraverso una condivisione politica, fatta di confronto, di testimonianze di criticità alle quali si cerca di dare risposte fattive”: altri 100mila euro al Comune di Raiano, questa volta “sollecitata dal sindaco Marco Moca”, per la messa in sicurezza di strade nel territorio comunale. Quali siano e come si sia deciso di intervenire, però, anche in questo caso è da capire, visto che neanche il sindaco è in grado di dirlo.

I soldi, però, intanto ci sono: assegnati senza uno straccio di bando, senza un avviso, ma solo su fantomatiche segnalazioni di criticità che non seguono graduatorie e criteri definiti, una sorta di “mancia ammiocuggino” che la giunta regionale assegna su indicazioni dell’assessore ai Trasporti che, si legge nella delibera licenziata l’altro giorno dalla giunta regionale, “con mail del 7/10/2024 ha trasmesso al Dipartimento Infrastrutture l’elenco degli interventi Anno 2025 da finanziare”.

Uno smacco all’abecedario dei procedimenti amministrativi che, all’art. 12, definisce a chiare lettere come “le concessioni di sovvenzioni, contributi, sussidi ed ausili finanziari e l’attribuzione di vantaggi economici di qualunque genere a persone o enti pubblici e privati sono subordinate alla predeterminazione da parte delle amministrazioni procedenti”: in altre parole le regole del gioco devono essere note a tutti, se non con bandi, almeno con avvisi pubblici. E d’altronde, per la stessa Legge, per la competenza statale che gestisce il 30% dei fondi (il 70% è delegato alle Regioni con apposito accordo), vengono emanati ogni anno specifici avvisi a cui i Comuni devono rispondere per avere i fondi e non affidarsi ai favori della sorte e dei “cugini”.

E non si tratta di briciole: per l’annualità 2025, l’altro giorno, sono stati distribuiti quasi 4 milioni di euro a 23 Comuni abruzzesi, ma lo scorso anno, prima delle elezioni, erano stati oltre 16 i milioni di euro e in tutto, fino al 2034, la cifra che sarà gestita dalla Regione Abruzzo ammonta a 135.232.200 euro.

I contributi dovrebbero essere finalizzati agli investimenti per la messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico (e la cronaca di questi giorni dimostra quanto ce ne sia bisogno), a quella di strade, ponti e viadotti, nonché alla viabilità per ridurre l’inquinamento, alla messa in sicurezza di edifici con priorità per quelli scolastici, al trasferimento modale e a progetti di rigenerazione urbana e riconversione energetica, a bonifiche ambientali e all’acquisto di impianti e macchinari ad uso pluriennale.

Si presume secondo una logica di priorità e non di selfie.

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