Fuga di notizie sul caso Conti, il generale sulmonese morto suicida lo scorso 17 novembre. La procura della Repubblica di Sulmona ha aperto un procedimento penale nei confronti di ignoti. Il reato è quello di rivelazione di segreto di ufficio in seguito alla divulgazione sugli organi di stampa lo scorso 19 novembre di una parte del contenuto del manoscritto trovato dai carabinieri nell’autovettura dell’ex generale.
Informazioni che hanno raggiunto prima i titoli dei giornali che i familiari, pubblicate prima dell’effettiva consegna di copia della lettera ai famiglia e alla procura. La porzione di testo riportata dalla stampa e finita sotto la lente della procura riguarda il passaggio in cui il generale fa riferimento alla vicenda di Rigopiano “da quando è accaduta la tragedia di Rigopiano la mia vita è cambiata. Quelle vittime mi pesano come un macigno. Perché tra i tanti atti, ci sono anche prescrizioni a mia firma. Non per l’albergo di cui non so nulla, ma per l’edificazione del centro benessere, dove solo poi appresi non esserci state vittime. Ma ciò non leniva il mio dolore. Pur sapendo e realizzando che il mio scritto era ininfluente ai fini della pratica autorizzativa mi sono sempre posto la domanda: potevo fare di più?”.
Ma Conti, che ai tempi guidava il comando provinciale della Forestale, su quella vicenda non ha avuto alcuna responsabilità, non è mai stato indagato infatti, sia i familiari che la procura di Pescara hanno negato ogni coinvolgimento dell’ex generale passato alla direzione Total Ambiente e Sostenibilità, con le 29 vittime della valanga. Il suo parere sul vincolo idrogeologico risulta correttamente rilasciato perché la porzione di terreno in questione per la sistemazione dei locali non poteva determinare nessun movimento franoso “tale parere non era mirato ad affrontare le specifiche tematiche di geomorfologia globale dell’area nel contesto complessivo”. A specificarlo sono gli inquirenti e le carte dell’indagine sulla tragedia di Rigopiano del 18 gennaio scorso. Dunque il progetto di realizzazione del centro benessere dell’hotel riguardava “esigua movimentazione di terreno, da cui non poteva derivare nessuna frana”.
Eppure Conti ne ha parlato in quell’ultima lettera, l’ultimo messaggio che il generale ha lasciato, senza colpe e senza spiegazioni.
Se c’è dell’altro dietro la sua morte, dietro quel suicidio, lo si saprà forse solo dopo l’analisi dei dati del suo computer e dei suoi telefoni, che oggi la procura ha affidato alle mani dei periti. Ma è probabile che da questa perizia uscirà poco e niente, visto che il generale aveva fatto cancellare i dati il giorno prima del suicidio. Il caso Conti, così, sembra destinato a rimanere senza risposte o con la sola risposta del crollo psicologico dovuto al nuovo lavoro. La procura, infatti, se l’esito della perizia dovesse essere negativo, archivierà definitivamente il caso.
solo pochissimi hanno avuto accesso “alle carte” ,quindi non fuga di notizie (segreto di ufficio)ma responsabilita’ precise,chi e’ l’infedele ? altro che ignoti….il Generale aveva pianificato tutto,non aveva lasciato,dimenticato nulla,comprese le false piste investigative, meglio volute tracce,auspicava silenzio,calcolato tutte le eventualita’…e cancellato ogni singola possibilita’di comprendere,quasi una personale “punizione”… probabilmente nell’uomo un segreto incoffesabile,ragione dell’ingegnoso mistero…….voleva silenzio,dunque,
archiviazione,tutto previsto.