Speculazioni, soprusi e finanziamenti europei. La “mafia dei pascoli” spiegata da Lavialibera

Saranno due gli appuntamenti dedicati alla “truffa dei pascoli” in programma sabato 28 settembre.

Alle ore 12 la conferenza stampa presso La Cantina del Boss in via Castello 1 a L’Aquila, e alle ore 16.30 l’incontro a Bosco Plaja di Introdacqua, occasione per approfondire con i giornalisti Natalie Sclippa e Marco Panzarella il contenuto della loro inchiesta Truffe al pascolo dedicata al fenomeno della mafia dei pascoli pubblicata sulla rivista Lavialibera. Il periodico dell’associazione Libera di don Luigi Ciotti che ha voluto raccontare cosa si nasconde dietro un fenomeno di cui non si parla ancora abbastanza.

Un fenomeno che vede grandi imprese, gruppi criminali e colletti bianchi protagonisti di una grande speculazione ai danni della PAC, la Politica Agricola Comune, e dei suoi meccanismi sfruttati per intascare contributi non dovuti, finanziamenti europei per avere i quali è necessario solo possedere titoli e terreni, “non importa se si produce, quanto bestiame si alleva e come si fa”. Un meccanismo che negli anni ha portato chi dispone di risorse e “spregiudicatezza” a comprare terreni privati senza intenzione di utilizzarli realmente e a corrompere pubbliche amministrazioni pur di impossessarsi di terreni di proprietà pubblica. Sottraendo, spesso con la violenza, pressione o inganno, terre a proprietari e a veri allevatori che, come raccontano molti testimoni “non sanno più dove portare le greggi o le mandrie”.

Con la conseguenza di una “corsa all’affitto dei pascoli” generata dal comportamento di chi non ha alcun interesse all’utilizzo delle terre ma solo ad ottenere finanziamenti europei.

Bisogna correre ai ripari contro quelle che sono vere e proprie truffe ai danni di una politica comunitaria che ha finito per “assecondare grandi proprietari e i predoni”; nient’altro che speculazione spesso associata a inquinamento e degrado perché comprando terreni non solo si intascano gli incentivi economici riservati a questa attività (in realtà fittizia) ma nello stesso tempo, aumentando la superficie aziendale dei terreni posseduti, “si ottiene la possibilità di produrre più liquami inquinanti”. Con il risultato che i terreni comprati restano incolti e abbandonati mentre le stalle o aziende che gli stessi proprietari possiedono altrove “possono inquinare più del dovuto”.

Un sopruso oltre che una speculazione, condotto non solo ai danni di allevatori e agricoltori ma anche dell’ambiente e quindi dell’intera collettività. Di questo e della necessità di “una reazione collettiva” che oltre alle forze dell’ordine e alla magistratura coinvolga anche amministrazioni locali, associazioni di categoria, ASBUC, parchi, consorzi turistici, produttori e allevatori, si parlerà sabato in occasione della conferenza stampa promossa da Libera Abruzzo in collaborazione con CGIL, ANPI e Legambiente.

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