“Non tagliare le ore di lavoro”, l’appello degli addetti alla portineria dell’ospedale di Sulmona

Un’assunzione di responsabilità per cercare le soluzioni necessarie per la salvaguardia dei livelli occupazionali e salariali dei lavoratori coinvolti nell’appalto e dei servizi per l’utenza. Questo quanto chiesto durante l’audizione in conferenza dei capigruppo svoltasi ieri in Regione dalla CGIL, FILCAMS e FP CGIL pronte a tornare in consiglio regionale il prossimo 27 settembre per “per ribadire la nostra contrarietà ai tagli e chiedere un impegno concreto ai consiglieri regionali”.

Sono parole ferme e decise quelle delle sigle sindacali pronte a scendere in campo con un’assemblea pubblica aperta a istituzioni, parti politiche, cittadinanza e organi di informazione, il prossimo 30 settembre alle ore 10 dinnanzi all’ospedale di Sulmona. Se non arriveranno, a breve termine, le soluzioni alle gravi ricadute occupazionali e sociali che l’attuazione del piano di razionalizzazione della ASL 1 rischia di provocare.

Un taglio dei servizi del 50% che, per ben 22 lavoratori impiegati nell’appalto che fornisce il servizio di guardiania e di portierato nell’ospedale di Sulmona si tradurrà in una riduzione salariale del 50%. E all’azienda sanitaria che giustifica tale decisione con la “volontà di razionalizzare e/o rimodulare le modalità di prestazione del servizio”, i sindacati replicano che ciò “si tradurrà in concreto in un taglio del 50% all’occupazione e ai servizi” a danno di un territorio che ha già sofferto una “desertificazione industriale, commerciale, occupazionale e sociale”. Con i lavoratori e le lavoratrici più fragili, quelli impiegati negli appalti, chiamati a pagarne le conseguenze. Ma questo, concludono i sindacati, è solo “l’inizio di una lunga serie di tagli che partendo dall’ospedale di Sulmona e allargandosi a macchia d’olio, colpiranno l’intero sistema sanitario provinciale”.

E proprio dal nosocomio sulmonese si è alzata la voce degli addetti al servizio di portineria che, attraverso le parole di Gianna Pizzi, coordinatrice del servizio nelle sedi ASL di Sulmona e Castel di Sangro hanno fatto sentire la propria voce in occasione della riunione svoltasi ieri in prefettura. Un intervento sentito quello della Pizzi, da lei stessa pubblicato sul suo profilo Facebook, che alle istituzioni ha sentito il dovere di spiegare in cosa consiste il lavoro svolto in portineria da quei lavoratori che l’azienda sanitaria rischia di danneggiare ancor più gravemente. Gestione sbarra agli accessi al pronto soccorso, al parcheggio interno dell’ospedale e alla farmacia, gestione e consegna carrozzine e gestione degli accessi di pazienti dializzati, controllo di telecamere, conservazione chiavi dell’intera struttura ospedaliera, apertura e chiusura di ponti di collegamento tra reparti e giri di controllo diurni e notturni, queste alcune delle attività svolte dai tanti addetti al servizio la cui portavoce senza mezzi termini dichiara “se l’ospedale funzione è grazie a noi”.

“Noi – continua Gianna Pizzi – che durante il periodo covid abbiamo lavorato ininterrottamente per 12 ore giornaliere e 12 ore notturne, senza possibilità di mangiare o andare in bagno”, accompagnando fisicamente i pazienti nei reparti non senza pericolo per la propria salute e quella dei propri cari. “Schierati in prima linea per agevolare e alleggerire il lavoro del personale medico” svolgendo il proprio lavoro in un ospedale che per molti è diventata la propria casa. Una struttura dove, si legge nel post, con il taglio delle ore il personale addetto alla portineria “non potrà più fare da filtro” con tutte le conseguenze sia per il personale medico che per l’utenza.

“Dietro ogni linea di Excel che state eliminando – ha dichiarato Gianna Pizzi davanti alle istituzioni – non ci sono numeri ma persone in carne ed ossa, volti e famiglie, ognuno con una propria storia personale”; come quella della stessa Gianna, mamma single con due figli a carico di cui una con disabilità gravissima, donna e madre che senza lavoro “rimarrebbe per strada”. Una storia come quelle dei tanti lavoratori e lavoratrici che con uno stipendio dimezzato a poche centinaia di euro “non potrebbero vivere dignitosamente”. Per tutti loro “vi prego di non tagliare le ore” conclude Gianna Pizzi rivolgendosi a chi può ancora decidere di non attuare il Piano di razionalizzazione, persone che forse avranno il buon cuore e il buon senso di ascoltare la voce di chi chiede rispetto non solo per se stesso ma per l’intera comunità.

1 Commento su "“Non tagliare le ore di lavoro”, l’appello degli addetti alla portineria dell’ospedale di Sulmona"

  1. ma che na parol | 26 Settembre 2024 at 11:55 | Rispondi

    mo aess i politici che fin hann fatt u vot si ann piat lu stipend pur e vu rmanet alla ped bravi bravi iet ancor a vuta

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verrà mostrato.


*