Stellantis, Paolucci: “Marsilio scriva a Tavares. Serve strategia per l’automotive”

Le parole di certo non rassicuranti dell’Assessore Tiziana Magnacca sulla situazione Stellantis hanno innescato un effetto domino, con tasselli fatti di allerta e preoccupazione. La visione a lungo termine poco nitida dell’azienda ha portato ad una situazione di certo non idilliaca nell’ex Sevel di Atessa e, conseguentemente, nell’impianto Marelli di Sulmona, la cui produzione all’80% è legata allo stabilimento teatino.

Allarmata anche l’opposizione del consiglio regionale, con il capogruppo Pd, Silvio Paolucci, che chiede a Marco Marsilio fare pressioni sull’ad di Stellantis, Carlos Antunes Tavares. Il rischio, neanche troppo velato, è quello della delocalizzazione dell’impianto. “Chiediamo ufficialmente al presidente Marsilio di scrivere a Tavares – spiega Paolucci -, di farlo presto, magari prima di cambiare di nuovo idea, e coinvolgere il Consiglio Regionale sulle vere priorità, mettendo nero su bianco i rischi che corre l’Abruzzo, perché la situazione è molto seria, è molto grave e al di là di quello che è successo ci deve preoccupare quello che potrebbe ancora accadere”.

“Serve una strategia regionale lucida e solida che ad oggi non c’è, al posto dello slalom visto finora – rimarca Paolucci -, serve un Consiglio regionale urgente con il coinvolgimento di tutte le voci utili ad alimentare azioni di sistema capaci di tutelare imprese, lavoratori e indotto e pensando bene anche al ruolo dell’Arap, che non è una proloco a cui destinare fondi per il festival delle birre artigianali, com’è accaduto in Consiglio l’altro giorno, cosa su cui auspico una presa di posizione netta e contraria dell’Assessore Magnacca, ma è l’Azienda Regionale delle Aree Produttive, quella che deve realizzare ancora servizi e infrastrutture che il comparto industriale aspetta, insieme alle strade, all’illuminazione e a quei servizi essenziali utili a evitare un degrado tanto grave da condizionare l’attività delle imprese che vi operano, farlo magari con le risorse che la Regione continua a deviare altrove fra una mancia e l’altra – incalza Paolucci – . È vero che l’export abruzzese nel primo trimestre 2024 è salito, ma, attenzione, perché tale crescita non è per niente sufficiente a riassorbire la perdita di competitività degli anni precedenti e non riguarda l’automotive, bensì altri settori. Infatti la realtà conferma un’altra storia: la crisi dell’automotive è forte e si aggiunge anche l’altrettanto forte moria delle imprese artigiane abruzzesi di servizio al comparto, siamo la regione che fra il 2012 e il 2023 ha avuto il calo maggiore, il 29,2 per cento. Il secondo trimestre del 2024 potrebbe purtroppo disegnare uno scenario ancora più critico, con la cassa integrazione cresciuta a giugno e luglio ben oltre il 20% e che con i prossimi dati potrebbe consegnarci un quadro peggiore in proporzione a quello nazionale. Questo dato è preoccupante ed è anche un brutto segnale. Non consoliamoci, poi, con l’incremento dell’occupazione, com’è avvenuto con l’ennesimo comunicato stampa trionfalistico della neo assessora, perché in 8 casi su 10 si tratta di contratti precari o a tempo determinato. Il sistema è in forte difficoltà, la Regione deve avere una visione d’insieme, se non si interviene con una strategia ampia come ha fatto ad esempio la Honda, che ha tutelato anche le realtà fornitrici per rientrare nel mercato, rischiamo grosso. Oltre al fatto che i grandi delocalizzino, come in parte ha fatto Stellantis in Polonia, che attualmente ha mantenuto intatta la produzione complessiva, ma facendo fuori da Atessa una parte, rischiamo che le aziende dell’indotto che resistono facciano lo stesso, portando il lavoro altrove. Per questo urge il coinvolgimento del sistema imprese, degli enti locali, del sistema della ricerca e le parti sociali, per portare in Consiglio le voci dei lavoratori, per inquadrare la gravità della situazione e raccogliere le proposte, sapendo che la Regione può concentrare le risorse che ha per a favorire un ciclo di investimenti”.

“Dobbiamo guardare in faccia la realtà – conclude -, che è quella di aziende in crisi e di migliaia di lavoratori e famiglie in bilico, ma farlo con una posizione chiara, non cambiando versione un mese sì e uno no e con uno sguardo intelligente sul futuro, dando operatività a progetti peraltro già in cammino e di cui non si è più saputo nulla, come il Contratto istituzionale di sviluppo (CIS), che prevedeva circa 500 milioni di euro per radicare la produzione in quell’area e creare un parco energetico, nuove infrastrutture e un centro di ricerca. E favorendo una politica industriale attraverso l’economia circolare, come proprio Stellantis ha fatto a Torino con l’hub che rigenera pezzi e auto usate. Perché non farlo anche qui? Il futuro è a un passo, come il rischio di nuove crisi e abbandoni. E, soprattutto, non vive di annunci: di questo e non di spettacoli e sagre deve tornare a occuparsi il Consiglio regionale”.

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