Scatterà formalmente dal primo settembre e fino alla fine di dicembre prossimo, la sospensione dal lavoro, non retribuita, per Armando Di Pietro, l’ex economo del Comune di Sulmona coinvolto nell’inchiesta “droga in garage”, per la quale, ad ottobre scorso, ha patteggiato la pena di quattro anni di reclusione.
La vicenda ha avuto infatti anche un risvolto professionale, con l’ufficio procedimenti disciplinari che ha comminato al dipendente comunale la sanzione di quattro mesi di sospensione senza retribuzione per aver violato il codice comportamentale dei dipendenti dell’ente e, in qualche modo, aver leso l’immagine del Comune, anche se la vicenda si è consumata fuori da palazzo San Francesco.
La decisione dell’ufficio procedimenti disciplinari è stata assunta a giugno scorso, dando facoltà alla dirigente del dipendente di scegliere modi e tempi per scontare la sospensione, purché entro il 2024.
La sospensione arriva dunque sul filo del rasoio, anche se Di Pietro si è opposto alla decisione e il prossimo 17 settembre comparirà davanti al giudice del lavoro con l’obiettivo di ribaltare la sanzione, perché contestata, è questa la tesi dell’opposizione, in modo tardivo.
La materia sui tempi delle contestazioni, d’altronde, è abbastanza complessa, perché basata su una tempistica precisa riferita alla “venuta a conoscenza” del fatto da parte dell’ente. Motivo per il quale, ad esempio, sono stati annullati i provvedimenti presi nei confronti dei cosiddetti “furbetti del cartellino” la cui vicenda è però antecedente a questa.
Penalmente Di Pietro aveva patteggiato quattro anni reclusione, insieme a quelli che con lui vennero arrestati nell’ottobre del 2019, quando cioè la guardia di finanza trovò proprio nel garage dell’ex economo, un chilo e mezzo di cocaina e quattordici chilogrammi di hashish. Nel corso delle indagini venne fuori che Di Pietro era in realtà un ingranaggio del sistema e che, assuntore, aveva prestato consapevolmente il suo garage per parcheggiare la partita di droga, portata da un corriere da Roma, Adriano Esposito, anche lui condannato a quattro anni con patteggiamento.
Nell’operazione finirono anche Daniela Marinilli e Guido Petrarca, considerati i “cavalli” che si occupavano dello smercio, che hanno patteggiato 3 anni e 10 mesi la prima e 2 anni e 9 mesi il secondo. Mentre il deus ex machina dello spaccio sarebbe stato Massimiliano Le Donne, latitante per due anni, poi arrestato in Spagna, e l’unico che per la vicenda andrà a processo con rito ordinario, con la prima udienza fissata il 27 novembre prossimo.
Mamma mia , che gentaglia teniamo a carico…. solo per la figura di merda fatta fare alla Città dovrebbe essere allontanato a vita dai pubblici uffici ……. ahhhh il posto fisso ….. che vergogna!!!
La cocaina è una merda per falliti….qiesto e’ vero ma Tutti possono sbagliare ….
Armando e’ un ragazzo buono ….ha sbagliato e se deve pagare paga ….ma non e’ lui su cui
Puntare il nostro dito del Caxxo !
Sono certo che ora ha capito molte cose ….e che non ripeterà più lo sbaglio .
Piuttosto lo stato faccia informazione anche sulle televisioni ….ogni giorno non una volta all anno dei danni che crea la droga !
Invece di farci sentire le puttanate di Meloni e Salvini .
Ottima droga da pippare in quantità w gli spacciatori
Ma è mai possibile che sempre la droga avete in mente ci sono i problemi reali dove la collettività sta facendo davvero fatica per fronteggiare la crisi economica l’emorragia demografica la sanità sempre più colabrodo la rete idrica ormai con ettolitri di acqua dispersa nel nulla l’inflazione crescente la disoccupazione in aumento il potere d’acquisto sempre più a caduta libera ma niente si vive attorno a questo fenomeno tralasciando però quello che alla maggioranza della popolazione manca ossia la certezza di una vita dignitosa