“La centrale di compressione snam, di supporto al gasdotto Linea Adriatica, non solo cancella il passato della Valle Peligna distruggendo manufatti dell’età del bronzo e dei secoli seguenti, ma ne preclude lo sviluppo turistico futuro ignorando che la zona Case Pente è zona di continuità del Parco Nazionale della Maiella con il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, passando per la Riserva Regionale del Monta Genzana, e che è stata individuata dal PATOM come zona di espansione dell’orso bruno marsicano al fine di evitarne l’estinzione”.
Riportano parti della relazione finale di uno studio elaborato dal PATOM nell’ambito di una convenzione stipulata tra il ministero dell’ambiente e l’Unione zoologica italiana nel 2014, i rappresentanti dell’associazione Orsa Pro Natura Peligna che in un comunicato a firma della presidente Clotilde Iavarone tornano a sottolineare le contraddizioni di una politica che da una parte esprime la “volontà di tutelare la fauna, la flora, il paesaggio, la sicurezza e la salute dei cittadini” e dall’altra approva la realizzazione di un’infrastruttura in palese contrasto con le stesse volontà.
Eppure la relazione del Piano di Azione Nazionale per la Tutela dell’Orso Bruno Marsicano chiaramente indica che “la popolazione di orso presente nel PNALM appare connessa con il resto degli Appennini solo in corrispondenza di due zone principali: la val Roveto e una serie di corridoi frammentati che connettono i versanti nordorientali del PNALM con il Parco Nazionale della Majella da una parte passando per la Riserva del Monte Genzana, e con il Parco Regionale del Velino Sirente”. Uno dei quali, sottolinea la scrivente associazione, è rappresentato proprio dalla zona di Case Pente, Colle Mitra, Colle Macerre e, nella pianura, dal versante sinistro del fiume Vella.
Una zona da preservare dunque, nella quale come indica la relazione PATOM vanno intensificati gli sforzi di conservazione “con priorità assoluta alle zone che ancora mostrano aree ampie e continuative da poter ospitare su base annuale almeno una femmina in età riproduttiva”. Interventi di “miglioramento ambientale” li definisce lo stesso PATOM comprensivi di “una regolamentazione più puntuale e severa dell’accesso e dell’attività ad opera dell’uomo”.
A conferma di ciò anche le dichiarazioni contenute nella “Relazione sullo stato dell’areale dell’orso bruno marsicano” sottoscritte dai direttori del Parco della Maiella Luciano Di Martino, del PNALM Luciano Sammarone e della Riserva Naturale regionale Monte Genzana Alto Gizio Antonio Di Croce che il comunicato testualmente riporta per ricordare che “l’orso bruno marsicano, storicamente confinato nel territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e della sua zona di protezione esterna, sta mostrando negli ultimi anni evidenti segni di espansione della sua popolazione”. Con esemplari maschi che si avventurano più facilmente e frequentemente fuori dalla zona di presenza storica, in special modo “giovani in dispersione, molto meno le femmine, che sono essenziali per l’espansione territoriale e per una crescita numerica necessaria a ridurre il pericolo di estinzione”.
Una presenza di orsi nell’areale periferico cresciuta negli ultimi 6 anni, periodo in cui il Rapporto Orso Marsicano 2019, documenta la presenza di 10 femmine con piccoli e di almeno 13 femmine adulte al di fuori della “core area”. Segnali incoraggianti che vanno nella direzione delineata dal Piano d’Azione per la Tutela dell’Orso bruno marsicano per cui la località Case Pente del Comune di Sulmona, rappresenta “un corridoio ecologico di fondamentale importanza, tra la rete di aree protette, ai fini della realizzazione di un contesto di meta-popolazione per la specie, condizione necessaria ed indispensabile per diminuire l’attuale rischio di estinzione”. Infatti, solo nella Riserva Naturale Regionale Monte Genzana Alto Gizio, nel 2019 “sono stati censiti geneticamente 13 orsi rilevati solo nello scorso anno nel Comune di Pettorano sul Gizio, di cui 7 individui nuovi per la popolazione, perché mai censiti prima altrove”.
Dati che rivelano una crescente presenza di orso bruno marsicano in questi territori, così come in quelli limitrofi e contigui. Un fenomeno che, accentuatosi negli anni recenti, è ben rappresentato dalle 40 presenze del 2017 diventate 107 nel 2018 e 338 nel 2019. A dimostrazione che in queste aree la presenza prima sporadica ed occasionale è oggi divenuta stabile e di passaggio, specie in alcuni periodi dell’anno, anche nella località “Case Pente” dove i dati in possesso della Rete di Monitoraggio orso bruno marsicano di Abruzzo e Molise dimostrano e confermano il trend registrato negli ultimi anni. “Anche nel corso del 2020, nei mesi di ottobre e novembre, diversi individui di orso, tra cui la femmina F 1.99 hanno frequentato il sito in questione, compreso nel territorio di Sulmona e Pacentro, attirati dalle abbondanti risorse trofiche disponibili in particolare dai numerosi alberi da frutta e dalla abbondante fruttificazione di ghiande. L’orsa F 1.99 ha inoltre predato diversi animali da cortile presenti nell’area e ha utilizzato il corso del fiume Vella come area di rifugio” si legge nel comunicato.
Dati incoraggianti di fronte ai quali l’associazione Orsa pro natura peligna si chiede come possano realizzarsi gli auspici degli esperti del PATOM “se viene costruita nel bel mezzo dell’area una centrale di compressione e spinta di gas metano, con relativi inquinamenti luminosi, acustici, con presenza continua antropica, emissioni inquinanti e tutto ciò che comporta la costruzione di gasdotti previsti?”.
Ricordando quando, nel 2020 la scrivente associazione si fece promotrice di un progetto di modifica dei limiti dell’Area di Protezione “C” del Parco Maiella chiedendo alle amministrazioni dei Comuni di Sulmona, Pettorano, Pacentro e Cansano di tutelare il territorio compreso tra la zona ZSC IT7110100 (M. Genzana), la zona ZPS IT7140129 “Parco Nazionale Maiella”e la zona SIC IT7140203 “Maiella”, territorio frequentato dall’orso bruno marsicano e non protetto, e che a rispondere fu solo l’amministrazione comunale di Sulmona producendo la delibera di giunta con la quale aderiva al progetto, l’associazione Orsa Pro Natura Peligna “esprime amarezza e stigmatizza i comportamenti incoerenti di un Paese che, Giano Bifronte, istituisce Parchi, Riserve, attua le direttive europee, mediante leggi e leggine, incarica esperti di ogni tipo e contemporaneamente attua provvedimenti in contrasto con le volontà precedentemente espresse”.
Mentre mi dispero, come la maggior parte di coloro che non vogliono il metanodotto, alla Snam, queste argomentazioni, suscitano ilarità.