Il Guerriero non è autentico. La denuncia del regista abruzzese Alessio Consorte

“Elementi chimici di particolare criticità come scandio, rubidio, titanio e rame non compatibili con plicromie del VI secolo a.C.” ed elevata presenza di stronzio “del tutto improbabile per un manufatto rimasto sottoterra per 2300 anni”.

Questi i risultati degli esami condotti oltre vent’anni fa sul Guerriero di Capestrano, la Dama di Capestrano e sulle stele italiche, dati contenuti in una documentazione che la Soprintendenza ha oggi presentato al TAR Pescara in risposta alla richiesta di esibizione delle analisi diffrattometriche XRF indirizzata al ministero della cultura. A comunicarlo l’autore del film Il Guerriero mi pare strano, il regista abruzzese Alessio Consorte che sottolinea come la documentazione fornita dalla Soprintendenza riporti risultati di analisi preliminari eseguite per testare uno strumento allora innovativo, lo XRF , ma oggi “non aggiornate né in grado di garantire l’autenticità del Guerriero”.

Dati che “non risultano ufficialmente protocollati negli archivi della Soprintendenza” e che, su ammissione dello stesso soprintendente, sono presenti negli uffici perché “inviati da un ex funzionario oggi in quiescenza” quando, circa vent’anni fa, furono condotti dal CNR – Istituto per lo studio dei materiali nanostrutturali e l’azienda ASSING Spa.

Oltre allo stronzio la cui presenza suggerisce che il bianco sulle statue potrebbe essere una base di gesso, non sono stati rilevati “segni tipici di degrado del tempo come zolfo e cloruro” che si formano con l’esposizione agli agenti atmosferici. Risultati che per il regista e giornalista abruzzese Consorte cancellano dalle analisi XRF ogni traccia di autenticità del Guerriero.

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