Molti tecnici della Regione, il presidente e il dirigente della Provincia di Pescara, ma anche l’ex prefetto Francesco Provolo. Sono ventitré gli avvisi di garanzia che questa mattina la procura della Repubblica di Pescara ha notificato agli indagati per la tragedia di Rigopiano, la valanga che il 18 gennaio scorso travolse l’hotel a quattro stelle uccidendo 29 persone.
Tra questi non c’è l’ex generale Guido Conti, morto suicida venerdì scorso, che nel 2007, quando vennero eseguite le opere di ampliamento della struttura, era comodante della Forestale di Pescara e firmò delle prescrizioni per il centro benessere. Nella lettera lasciata alla famiglia prima di morire, Conti si sofferma a lungo proprio su Rigopiano, mostrando un profondo senso di colpa per non aver fatto abbastanza per evitare la tragedia e, forse, temendo che le indagini che oggi si sono concluse con l’emissione degli avvisi di garanzia, potessero in qualche modo coinvolgerlo, anche se aveva comunque ricevuto rassicurazioni da chi si era studiato le carte sulla sua totale estraneità per eventuali responsabilità.
Gli indagati dovranno rispondere a vario titolo delle accuse di omicidio, lesioni plurime colpose (in particolare in relazione alla catena dei soccorsi), falso e abuso edilizio.
Si tratta, in particolare, di Ilario Lacchetta (sindaco di Farindola), Antonio Di Marco (presidente della Provincia), Paolo D’Incecco (dirigente della Provincia), Bruno Di Tommaso, Mauro Di Blasio, Enrico Colangeli (tecnico Comune di Farindola), Pierluigi Caputi, Carlo Giovani, Vittorio Di Biase, Emidio Primavera, Sabatino Belmaggio, Andrea Marrone, Luciano Sbaraglia, Marco Del Rosso, Massimiliano Giancaterino, Antonio Sorgi, Giuseppe Gatto, Giulio Honorati (comandante polizia provinciale), Tino Chiappino, Leonardo Bianco, Ida De Cesaris e, come già detto, Francesco Provolo (ex prefetto di Pescara).
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