La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa, scriveva Karl Marx. Nel carcere di Sulmona è bastato attendere qualche mese per il remake dello scorso febbraio, quando Giovanni Crinò, 38enne siciliano, condannato a otto anni di reclusione dalla Procura della Corte d’Appello del Tribunale di Messina, aveva alzato la cornetta del telefono per farsi arrestare dai carabinieri di Sulmona, al fine di scontare la condanna in Valle Peligna.
Se per l’uomo, in regime di 416 bis, la scelta fu dettata “dall’essersi trovato bene” nel supercarcere sulmonese, diverse sono le motivazioni che hanno portato un 39enne campano a scegliere di scontare la pena in via Lamaccio. Condannato a 3 anni di reclusione, l’uomo si è costituito a Sulmona per “stare più vicino alla propria famiglia”. Insomma, ha scelto la cella più vicina alla propria abitazione, evitando così di dover scontare la propria pena in un istituto penitenziario troppo distante da casa.
Una scelta singolare, ma che lascia dietro di sé nuove perplessità su un carcere con un organico di agenti penitenziari ridotto all’osso. Baschi blu che oltre a dover tenere a bada i carcerati assegnati alla struttura, hanno anche il lavoro extra di controllare chi dovrebbe essere dietro le sbarre di altri “lidi”. Una prigione che si configura sempre più come un hotel.
Tra i telefoni e le scelte
a me pare di capire
che ‘sta valle fanno a fette:
qua si stanno a stabilire !!!
Più che ai pascoli, il male
guarda proprio a casa nostra:
s’individui cosa fare
senza far di ciò una mostra.
Questi son primi basisti
di una terra di conquista.
Noi saremo sol tassisti
d’altra gente a casa nostra !!!
Cresce il turismo
Ma che caxx semm diventat……?????
L’Unico turismo certo che ad oggi offre il centro abbruzzo è quello carcerario