Porte poco girevoli tra gli agenti penitenziari: molte addii e nessun arrivo. Sindacati chiedono stop ai trasferimenti

Niente trasferimenti dal carcere di Sulmona, almeno fino a quando l’organico della polizia penitenziaria peligna non verrà rimpinguato dagli agenti che hanno scelto il penitenziario sulmonese quale sede di destinazione. Le organizzazioni sindacali pongono così il veto, tramite una nota al provveditore, dove richiedono lo stop alle partenze anche per coloro che hanno maturato il diritto al trasferimento.

Una scelta dura, dettata in parte dalla necessità della carenza dell’organico. Ma a far infuriare i sindacati sono i due pesi e due misure utilizzati per le assegnazioni dei nuovi agenti provenienti dai nuovi corsi.

Agenti che, come denuncia Mauro Nardella della UIL, sono destinati ai penitenziari del Nord Italia, sanando le generali carenze organiche. Agli arrivi, però, non vi è una equa distrubuzione degli addi, dato che la mobilità che va a riguardare tutti gli istituti del Centro Sud non gode di questa compensazione.

“Molte direzioni bloccano di fatto questa interazione giustificandola in maniera impropria con il fatto di voler salvaguardare il piano di ferie estive la furbizia viene di fatto a materializzarsi – commenta Nardella -. Così facendo, infatti, le sedi del Nord si ritrovano con i nuovi agenti nel frattempo arrivati in aggiunta a quelli trasferiti ma di fatto in loco bloccati dalle direzioni alle quali appartenevano per le giustificazioni sopra riportate”.

Nelle carceri del Nord Italia, in estrema sintesi, tutti arrivano e nessuno abbandona. A Sud, invece, bisogna accontentarsi degli organici a disposizione, già risicati fino all’osso. Per questo le organizzazioni sindacali di stanza al carcere di Sulmona hanno deciso di intraprendere la strada dell’ostruzionismo, chiedendo al Provveditore di bloccare i trasferimenti fino a quando in via Lamaccio non arriveranno forze fresche.

“Insomma non c’è mai pace nel mondo degli “affamati” penitenziari – conclude Nardella – dove la gravissima carenza organica attiva la necessità di accaparrarsi quanto più personale possibile spesso a discapito degli altri. Ma a tutto ci deve essere un limite compreso quello di sperequare sugli organici rendendo fessi quegli uomini in divisa che, non certo per colpa loro, sono costretti a combattere una vera e propria guerra tra poveri. Un carcere di massima sicurezza come lo è quello di Sulmona tutto si può permettere fuorché questo. Il tutto ammesso e non concesso che qualcuno si prenda la responsabilità di tenere ancora così fortemente sottorganico un penitenziario che tutto può concedersi fuorché quello di deflagrare”.

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