L’estate è iniziata da appena 24 ore, ma gli effetti del caldo e della siccità iniziano a farsi sentire da giorni in Valle Peligna. La cappa che ha attanagliato il comprensorio negli ultimi tre giorni, con la cupola di sabbia del Sahara ad ingiallire il cielo, ha portato le con sé le prime criticità.
A farne i conti è il Comune di Bugnara che, considerata la grave situazione idrica che si sta attraversando, è costretto a chiudere materialmente i rubinetti. Niente acqua nel territorio comunale e nella frazione di Torre dei Nolfi, dalla mezzanotte alle 6 del mattino. Residenti nolfesi a secco anche nel pomeriggio, con la chiusura dalle 14 alle 17 del solo serbatoio di Torre dei Nolfi.
D’altronde le prime avvisaglie della siccità che avanza c’erano già state nei giorni scorsi. A Pettorano sul Gizio, paese dove l’acqua letteralmente sgorga, il sindaco Antonio Carrara ha firmato l’ordinanza che proibito utilizzare l’acqua potabile per irrigare orti e giardini, lavare autoveicoli e, in ogni caso, usare l’acqua potabile per usi diversi da quelli previsti dalla concessione. Un provvedimento sollecitato dalla stessa Saca che, con l’acqua delle sorgenti di Pettorano sul Gizio, serve gran parte del suo servizio.
Da circa due settimane i terreni agricoli della Valle Peligna hanno l’acqua razionalizzata, come annunciato dal Consorzio di bonifica, che ha sospeso l’erogazione nelle zone Marane, Santa Lucia, Badia, Bagnaturo, Capo la Costa, Costa d’Orsa, Pratola Peligna e Roccacasale. Questo poiché il canale “Forma Grande” che alimenta la vasca di Sulmona, ha subito un sensibile diminuzione delle portata, facendo optare il Consorzio per la distribuzione dell’acqua ai terreni a giorni alterni.
Quindi a casa mi chiudono l’acqua e poi c’è chi continua a produrre acqua in bottiglia
Vi spazzeremo via piccoli creduloni ingenuotti!
GUIZZA MEDIBEV HANNO RADDOPPIATO LA PRODUZIONE DI IMBOTTIGLIAMENTO DI H2O E NEL FRATTEMPO IL DIRITTO A TALE ELEMENTO DA PARTE DELL’ESSERE VIVENTE SCARSEGGIA E POI DICONO CHE GLI ITALIANI NON SONO STUPIDI POVERI NOI UN POPOLO IN GRADO DI CREDERE AGLI ASINI CHE VOLANO