In casa socialista si prendono le distanze da quanto accaduto ieri in assise pubblica a Palazzo San Francesco.
Lo fa Massimo Carugno che sulla vicenda del divieto a tre consiglieri comunali di costituirsi in un gruppo consiliare ben definito da parte della collega di casacca partitica, la presidente Di Marzio, parla di “vicenda psicodrammatica da commentarsi da sola”. Il segretario Psi non si ferma qui, il pensiero che lo preoccupa maggiormente, spiega, è legato al “pesante ritardo e la inescusabile inerzia con la quale vengono trattati i rinnovi dei contratti alle cooperative che svolgono una serie di servizi comunali”.
Perché al di là del servizio fermo, l’attenzione dovrebbe essere indirizzata ai dipendenti “Vorrei che si guardasse anche ai lavoratori, al loro diritto di avere uno straccio di certezze, al loro diritto di poter dare tranquillità alle loro famiglie specie in vista dell’arrivo di un periodo nel quale il concetto di famiglia è particolarmente sentito”.
Un Carugno fortemente critico verso l’ammistrazione che vede al suo interno anche esponenti Psi “Un minimo di coscienza avrebbe indotto, ieri, la prosecuzione dell’assise civica per trattare anche la parte di odg dedicata a questo tema”. Ormai davanti a ospedali retrocessi, tribunali in via di estinzione, stazioni ferroviarie degradate, emergenze gestite alla carlona, insediamenti impattanti pericolosi, investimenti infrastrutturali zero, macchina amministrativa senza motore, sentenzia Carugno “il pettine sulmonese raccoglie ormai più nodi che ciocche” che conclude “Questa città ha davvero bisogno di qualcosa di diverso”.
Ma veramente qualcuno pensava che l’amministrazione Casini potesse risolvere i tanti problemi di Sulmona?