“Potenti di turno” che esercitano “il potere del padrone” “infischiandosene” dell’esercizio di diritti costituzionalmente garantiti.
Sono vertici della ASL 1 della Provincia dell’Aquila secondo la CGIL che in un comunicato denuncia quanto accaduto ieri a proposito della “simpatica missiva” a firma del direttore sanitario e del direttore amministrativo dell’azienda sanitaria con cui è stato negato alla sigla sindacale il permesso a posizionare il banchetto per la raccolta firme. Quelle per la sottoscrizione di referendum volti a superare le norme che impediscono il reintegro dei lavoratori e lavoratrici illegittimamente licenziati, ad abrogare le norme che facilitano i licenziamenti nelle piccole imprese e l’utilizzo del lavoro precario e a ripristinare la responsabilità solidale dell’appaltante sugli infortuni sul lavoro. Una campagna referendaria che la CGIL sta portando avanti con i consueti banchetti per la raccolta firme, uno dei quali era previsto anche nel piazzale antistante il CUP dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila, postazione per la quale il sindacato aveva inviato nella stessa giornata di ieri una comunicazione di preavviso alla direzione generale della ASL 1 “come da prassi e rispetto istituzionale”.
Un rispetto che invece è mancato da parte di chi “con tempestività ed efficienza”, a poche ore di distanza dalla comunicazione di preavviso, ha fatto fatto pervenire alla CGIL la missiva con il mancato permesso, senza aggiungere alcuna motivazione. “Due stringatissime righe” con le quali i vertici alle prese con la gestione di un’azienda “soffocata dal passivo in bilancio, da liste di attesa interminabili, da mobilità passiva in crescita esponenziale e da un saldo negativo di mobilità, da carenza di personale e da desertificazione sanitaria delle aree interne” hanno invece tempestivamente risposto alla CGIL vietando il banchetto. Forse pensando che “potesse provocare moti e subbugli” azzarda la sigla sindacale per la quale i vertici ASL hanno dimostrato ancora una volta di agire come “padroni sulla esigibilità di spazi che sono pubblici, destinati a un servizio pubblico ed afferenti a un bene comune”.
Dirigenti e amministratori “distanti anni luce dal sentire comune, arroccati nel palazzo e privi di qualsivoglia sensibilità”, conclude la CGIL promettendo di andare avanti nella battaglia referendaria con banchetti in altri luoghi per “tenere viva la Costituzione nel nostro Paese”.
bene,inutile fare comunicati,efficace,valido,buono con effetti a dir poco forti, il posizionamento del banchetto nei luoghi pubblici dei palazzi di proprieta’ dei Cittadini,i temporanei amministratori nulla possono,bastava un po’ di coraggio ,”forzare” la mano per vedere l’effetto che fa,e basta, o no?