Contare il fiume di turisti, curiosi e credenti che si sono riversati tra le viuzze di Cocullo in occasione del Rito dei Serpari non è semplice, ma secondo gli organizzatori ieri nel piccolo borgo, legato a San Domenico Abate, si era in più di 20mila. Una edizione che ha raggiunto almeno il 50% in più rispetto a quella dello scorso anno, forse complice anche il tempo. Una situazione non facile da gestire tanto che si è reso necessario chiudere il casello autostradale con uscita a Cocullo obbligando le auto ad uscire rispettivamente nel casello di Pescina da un lato e in quello di Pratola Peligna-Sulmona dall’altro, quest’ultimo letteralmente intasato dalle auto.
E che in paese si stava per iniziare con una delle edizione migliori gli organizzatori se ne sono resi conto già alle 8 del mattino quando, diversamente dalle annate precedenti, la piazza era già gremita di gente. Complice, probabilmente, anche la presenza dei due delegati della commissione Unesco giunti a Cocullo per toccare con mano la realtà della festa, candidata a diventare “Patrimonio da salvaguardare”. Di ritrovarsi in una situazione così particolare, una festa che tanto festa non è, un rito religioso che affonda le sue radici nel folclore e che per la sua particolarità sta cercando di lottare per mantenersi tale, un mix perfettamente riuscito e che piace, forse i due delegati non se ne erano resi conto tornando a casa, a parer degli organizzatori, piacevolmente colpiti.
Per riuscire nel non semplice obiettivo di riconoscimento dall’Unesco buona parte del lavoro è stato già fatto: è stato presentato il dossier che ora deve essere integrato con le fotografie più rappresentative del rito, otto delle quali sono state già individuate e si attendeva proprio questa edizione per riuscire a scattarne altre due particolarmente significative; il video e il piano di salvaguardia, fondamentale nell’ambito della candidatura che nella dicitura riporta “Patrimonio da salvaguardare” e, forse non tutti sanno, che le candidature Unesco sono strettamente legate allo sviluppo de
l territorio. I promotori, quindi, stanno puntando tutto su azioni incentrate ad evitare lo spopolamento attraverso l’incentivazione di attività economiche ed altri interventi.
Il Rito dei Serpari è, ad oggi, l’unico in Italia ad essersi candidato ad un titolo come quello della salvaguardia, ragion per cui il tutto fa presagire che le procedure proseguano al meglio. Le altre tipologie di candidature, infatti, sono molto difficoltose da raggiungere per l’elevato numero di richieste. Basti pensare che solo ogni due anni ne viene ammessa una in tutto il mondo. In fila c’è anche la Perdonanza dell’Aquila.
Per Cocullo, tuttavia, ci sono buone speranze, entro l’estate tutta la documentazione sarà pronta, mentre diventa sempre più palese come il Rito possa rappresentare una fonte di sviluppo per tutto il comprensorio della Valle della Valle Peligna, ma, soprattutto, della Valle del Sagittario presa d’assalto dai turisti dopo la festa per il piacere di ristoratori e bar.
Anche se, oggettivamente, qualcosa in più si poteva e si può fare per rendere più accogliente un piccolo paese spesso trascurato nell’ordinaria amministrazione.
(foto di Angelo D’Aloisio)
s.pac
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