“Io non credo che la guerra potrà mai cessare di essere un mezzo normale di risoluzione delle controversie internazionali fino a quando coloro che la fanno, o si preparano a farla, accetteranno di essere incasellati e di giocare passivamente il ruolo che altri hanno programmato per loro”. Scriveva così Mario Pizzola nella sua dichiarazione di obiezione di coscienza quando nel 1971, insieme ad altri sette giovani, diede vita al primo rifiuto collettivo del servizio militare. Un gesto che portò l’anno successivo al riconoscimento dell’obiezione di coscienza e all’istituzione del servizio civile in Italia.
Episodio simbolo di una vita raccontata nel libro La sporca pace, la mia obiezione di coscienza, l’opera di Mario Pizzola che sabato 1 giugno verrà presentata all’EireneFest di Roma. Un appuntamento giunto alla sua terza edizione, che dal 31 maggio al 2 giugno vedrà il quartiere San Lorenzo della capitale ospitare il festival del libro per la pace e la non violenza. Una manifestazione ispirata agli stessi principi che guidarono la scelta antimilitarista di Mario Pizzola. Perché come spiega lo stesso autore “oggi come ieri il rifiuto del servizio militare e la disobbedienza civile nonviolenta è il mezzo più efficace per fra crollare il gigante dai piedi di argilla che è il potere costituito”.
Un messaggio che Mario Pizzola lancia soprattutto ai giovani chiamati ad “agire per difendere il loro diritto ad avere un futuro”. Un domani messo duramente alla prova dalle menti dei governanti che “stanno spingendo il mondo verso una nuova guerra mondiale”. Scenario catastrofico al quale l’unica risposta possibile, secondo Pizzola, è la mobilitazione di massa e “l’unica strada valida da seguire è quella del rifiuto, della ribellione e della diserzione”. Una lezione che l’autore ha appreso durante la sua vita segnata da incontri importanti come quello con il fondatore del Movimento Nonviolento il filosofo Aldo Capitini e con Marco Pannella e il Partito Radicale. Ma anche dall’attivismo del Gruppo di Azione pacifista fondato nel 1967 a Sulmona e dall’esperienza del carcere militare di Peschiera del Garda raccontata nel diario scritto giorno per giorno dalla fortezza.
Tappe di una vita che il libro La sporca pace, la mia obiezione di coscienza, pubblicato da Multimage la casa editrice dei diritti umani, racconta per ridare senso alle parole di Etienne de La Boétie che nel ‘500 disse: “il tiranno – e oggi i capi di Stato – non ha alcuna forza se non quella che gli viene data, non ha il potere di nuocere se non in quanto viene tollerato. Come può avere tante mani per prendervi se non è da voi che le ha ricevute? Siate dunque decisi a non servire più e sarete liberi!”.
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