Il fatturato non è a sei zeri, ma quella di Massimiliano e Lucia è un’impresa nell’impresa. Una storia di vita e di comunità, che ha scommesso lì dove molti si stanno ritirando, scappando. Da agosto scorso piazza San Nicola e Pettorano sul Gizio hanno di nuovo un genere alimentari, che Massimiliano e Lucia hanno voluto chiamare “pizzicheria” per dare il senso che è qualcosa in più di un posto dove fare la spesa.
Giuseppina, Loreta e Maria, sono tornate a fare chiacchiere e pettegolezzi nella vicina villetta con belvedere: gli ultimi aggiornamenti su vivi, morti e malati e poi lo yogurt fresco consumato davanti a quelle porte che proprio Giuseppina ha tenuto aperte per una vita, fino all’abbandono nell’inverno di due anni fa. Sul selciato tra la piazzetta e i giardini, oggi, è tornato il rumore dei palloni che sbattono contro porte e muri e i bambini si sfidano in bicicletta attraversando pericolosamente la circonvallazione che cinge il paese. Un gruppo di ragazze straniere, ospiti del progetto Rewilding Appennines della Riserva del Genzana, consuma la lasagna per la pausa pranzo; mentre Litzet, olandese moglie di un famoso fotografo naturalista trasferitasi da tre anni qui, rientra in casa con il figlio Oscar appena ripreso dalla scuola del paese.
“Da quando hanno aperto, qui si è tornati alla vita di un tempo – dice Romano, sindacalista in pensione che nella parte bassa di Pettorano sul Gizio è nato e cresciuto – vogliamo bene a Massimiliano, perché ci ha ridato la speranza, più che i servizi”. Quelli che fanno la differenza tra un paese e un Borgo – per quanto tra i più belli d’Italia.
“La decisione di rilevare il tabacchi-alimentari ci è venuta nel febbraio dello scorso anno – racconta Massimiliano Del Signore, 43 anni ex cineoperatore Rai – stavo passeggiando con Lucia e abbiamo visto il cartello vendesi-cedesi attività: ci siamo guardati negli occhi e abbiamo deciso di aggiungere un tassello al puzzle della nuova vita che abbiamo intrapreso”.
Che la storia di Massimiliano, da sé, merita la bottiglia di Cerasuolo che stiamo consumando, incuranti del temporale che nel frattempo ci ha sorpresi: “La mia vita è cambiata nel 2018, dopo quel terribile incidente in moto durante il Giro d’Italia – racconta Massimiliano che per 21 anni ha attraversato il Paese su due ruote e con una telecamera per consegnare alla tv di Stato le immagini del Giro, come quelle di Linea Verde e tanti altri programmi – Froome era in fuga sul Colle delle Finestre in Val di Susa e ci chiesero di raggiungerlo. C’era una buca sulla strada coperta dalle foglie e la moto che guidavo si trasformò in una catapulta. Eravamo a 2400 metri, senza assistenza medica e senza soccorsi. Mi mancava il respiro, con le costole rotte mi sono rimesso in moto e ho percorso 46 chilometri per raggiungere l’ospedale. Sono stato costretto a stare sei mesi in malattia, ma ho capito allora che mi dovevo fermare. Lucia mi chiedeva di essere più presente: la bambina aveva solo 3 anni e la vedevo raramente, ero sempre in giro. Così decisi di accettare il trasferimento nella sede di Pescara, ma l’esperienza durò poco: non era quello il mio lavoro, troppo statico per uno che era abituato a non fermarsi mai”.
Massimiliano Del Signore si mette così in aspettativa non retribuita e si trasferisce a Pettorano sul Gizio, dove il suocero Aniello, ex finanziere, aveva regalato alla figlia una casa. “Abbiamo ristrutturato la villa, dedicando il piano di sotto ad un bed and breakfast, lo abbiamo chiamato Villa Sofia, come la mia prima figlia – continua – l’ho arredata personalmente, perché ho sempre avuto la passione per la falegnameria. Anzi in questi anni avevo maturato l’idea di prendere un capannone e farne un’attività vera e propria, ma non ho avuto nessuna agevolazione, né sostegno. Il bed and breakfast, però, andava molto bene: il passaparola ha fatto presto a sovrapporsi alle recensioni entusiaste lasciate dai nostri ospiti, nei confronti dei quali abbiamo mille attenzioni. Non offriamo solo un letto, ma consigli su dove andare, cosa fare, cosa visitare”. Poi anche da mangiare: “I locali qui non sono sempre aperti – spiega Massimiliano – e spesso abbiamo avuto difficoltà a far cenare durante i feriali i nostri ospiti, così abbiamo cominciato a fare anche la formula dell’home restaurant”.
Nonostante una vita passata in Rai, da dove si è dimesso definitivamente due anni fa, infatti, Massimiliano la cucina ce l’ha nel DNA: il padre era chef negli Stati Uniti prima che, in vacanza alla Badia in visita alla famiglia negli anni Settanta, trovò nella cassetta delle poste la risposta ad una domanda da poliziotto penitenziario che aveva fatto quasi senza pensarci. “Papà decise di restare in Italia e mamma, anche lei chef, cominciò a lavorare a Ciancarrini, dove io facevo il cameriere – ricorda – ho sempre avuto la passione per il cibo di qualità e dal mio lavoro come cineoperatore in giro per l’Italia ho conservato le tante cose belle e buone sparse nel Paese. Così, dopo aver letto quel cartello cedesi attività, ho pensato che l’unico alimentari di Pettorano poteva tornare a vivere, con un po’ di coraggio, di gusto, creatività e senso di comunità”.
La Pizzicheria Costantino, dal nome del secondo figlio di 4 anni, ma anche del nonno, commerciante e agricoltore con una medaglia d’oro in bacheca, è oggi aperta dal lunedì al sabato, dalle 9 del mattino “fino a quando non se ne vanno”.
“Diamo un servizio fondamentale alla vita del paese – continua Massimiliano – che fino ad agosto scorso era costretto ad andare a Sulmona per fare la spesa. Lo facciamo con piacere e impegno: abbiamo una bici elettrica e facciamo le consegne gratuitamente agli anziani, mi sto anzi attrezzando con un’auto elettrica anche per trasportare i turisti e i loro bagagli in cima al paese, compresi quelli che devono raggiungere le altre strutture ricettive o le case vacanza. Pettorano ha delle potenzialità enormi e ci sono molti stimoli anche internazionali. Insomma la mia vita mondana alla Rai non mi manca, ma soprattutto qui, nonostante le invidie di paese che non mancano mai, mi sento accolto e gratificato: i pettoranesi, specie i più anziani, non perdono occasione per ringraziarmi, per venirmi a salutare. E io li servo con piacere, cercando per loro prodotti di qualità e a prezzi buoni: essendo l’unico alimentari avrei potuto puntare sul turista e i prezzi alti, ma non è quello che voglio, non è quello a cui ho pensato quando ho deciso di investire in piazza San Nicola”.
Massimiliano e Lucia ci credono e per questo hanno comprato di fronte alla pizzicheria anche il pub dell’Antica Porta, chiuso ancor prima dell’alimentari di Giuseppina. “Abbiamo pronto un progetto – spiegano – perché qui in pizzicheria non siamo autorizzati a cucinare e siamo obbligati a dare prodotti già preparati che possiamo solo riscaldare, anche se sono tutti prodotti locali ed eccellenti. Inoltre non possiamo servire ai tavoli e non possiamo usare piatti e bicchieri in vetro. L’idea è di realizzare di fronte un locale che sia più ristorante, luogo di incontri per affari, cene più importanti. Magari riuscendo anche ad evitare che le macchine parcheggino in piazza, che ogni volta i turisti devono fare i salti mortali per fare una foto. Avremo bisogno di personale, almeno tre persone, e ho già adocchiato qualche giovane in paese che potrebbe condividere questo progetto”. Un motivo per non fuggire.
A meno di un anno dall’apertura, il pizzicagnolo non è in grado di quantificare il fatturato: “Ero partito con il regime forfettario – spiega Massimiliano – ma dopo neanche tre mesi dall’apertura avevo già superato il limite consentito”. Quel piccolo buco in piazza San Nicola è diventato un punto di riferimento, ma anche di attrazione: sabato scorso c’erano oltre settantacinque persone a mangiare intorno a quei tavoli, davanti al braciere in ottone di una volta dove si scaldano le serate più pungenti. “Vengono da Pettorano, da Sulmona, ma anche dall’Alto Sangro e dalla costa, siamo sempre pieni – dice con sorpresa, ma anche orgoglio l’ex cineoperatore – quando vengono qui la prima volta restano confusi: si chiedono che tipo di locale sia. Un po’ casa, un po’ alimentari, un po’ tabacchi, un po’ centro di aggregazione. Nel giorno dell’apertura, il 12 agosto dello scorso anno, senza fare un’inaugurazione c’erano centinaia di persone”.
Quanto basta perché il vicino, Massimo, che pure sta realizzando una guest house con ristorante, lo guardi con simpatia e solidarietà, nonostante siano destinati a diventare concorrenti: “Più è l’offerta, più è la domanda – vede lungo Massimiliano – a Pettorano più attività si aprono, più si attira gente. Turisti e di conseguenza lavoro e gente che resta o che qui, come noi, viene a vivere. Portando servizi, la spesa giornaliera, i figli nelle scuole”.
Per il momento il fatturato non è a sei zeri, ma Massimiliano ha pronta un’altra impresa nell’impresa. Questa sì da milioni di euro: il recupero di un antico edificio in paese. E’ ancora presto per parlarne, “ma non finisce qui” promette il pizzicagnolo.
Complimenti!
Bravi e intraprendenti.
Un esempio per tanti giovani.
Un esempio anche per i non giovani che, invece di star lì a far pettegolezzo, potrebbero servire ai tavoli !
Pettegolezzi? Tipo questo che ha appena fatto lei,che si sente autorizzato a giudicare i non giovani? E chi le ha dato questa autorevolezza, ci spieghi per favore…
Coraggio,determinazione intraprendenza e valide motivazioni sono miracolosi.
Bravi!
Ad onor del vero , il paese ha sempre avuto un alimentari, anche più di uno contemporaneamente. Mai è rimasto sfornito dei servizi minimi. Lodevole l’iniziativa, il coraggio, la nuova formula proposta …
Sono contento che gli amici pettoranesi abbiano apprezzato il coraggio.
Sperando che ora non restino a guardare.
Coraggio, ci vuole tanto coraggio.
Sono adorabili,accoglienti,gentili,squisitezze ël territorio servite in piatti di leale alleanza con i clienti e lo straordinario borgo di Pettorano.