In Abruzzo è il primo protocollo che viene firmato in tribunale, o meglio tra la procura, l’avvocatura e la cooperativa L’Elefante che si occupa di percorsi rieducativi in tema di violenza di genere. Una firma che pure arriva in ritardo, rispetto alla legge del 2019, la cosiddetta “codice rosso”, che stabilisce percorsi di formazione obbligatori per i responsabili di reati di violenza di genere perché si possa ottenere la sospensione della pena. Un gap tra norma e vita reale a cui il tribunale di Sulmona è il primo in Abruzzo a mettere una toppa, con la firma, appunto, arrivata oggi di un protocollo d’intesa tra i tre soggetti interessati.
In sostanza l’accordo prevede procedure più veloci, perché segnate su percorsi “garantiti”, per accedere al beneficio della sospensione della pena a chi commette reati di violenza di genere, ottemperando ad un obbligo previsto dalla legge. Ovvero un corso di formazione e reinserimento, al quale l’imputato – sia esso in fase di esecuzione della pena che di misura cautelare – potrà accedere in modo volontario e previo pagamento di una quota di 68 euro al mese. Percorso che durerà minimo 18 mesi e durante il quale l’imputato di violenza dovrà dimostrare di voler cambiare nelle tre fasi del processo rieducativo – guidato da professionisti del settore – che prevede incontri motivazionali, gruppo psicoeducativo e gruppo psicoterapeutico. Niente assenze ingiustificate, adesione volontaria e convinta e anche un “esame” finale, perché non è detto poi che a tutti bastino 18 mesi per capire di aver commesso “un reato dal forte disvalore” come lo ha definito il procuratore capo Luciano D’Angelo che ha promosso l’accordo.
I corsi, per il momento, si terranno nel Cuav della cooperativa L’Elefante in apertura all’Aquila a cadenza settimanale, ma l’obiettivo è quello di creare una sede anche a Sulmona, per rispondere alle esigenze di un fenomeno che è sempre più diffuso.
Ovviamente la decisione finale spetta sempre al giudice per le indagini preliminari, ma il venir meno al rispetto del programma rieducativo da parte dell’imputato, comporterà l’immediata segnalazione da parte della procura al giudice dell’Esecuzione affinché ritiri il beneficio della sospensione della pena.
“Siamo un piccolo tribunale – ha commentato il procuratore capo D’Angelo – che non per questo è inferiore. Anzi: con il protocollo che abbiamo firmato oggi, siamo nei fatti i primi in Abruzzo ad aver posto le basi per la corretta applicazione della legge del codice rosso”.
bene,tutte chiacchiere per dare a credere,codice rosso di che? E’ l’italietta del tutto depenalizzato,nessun reato nessuna pena,tutto e’ possibile,tutto perdonato, con la denuncia di parte cancellati i reati qualificati,quindi ognuno con una propria Legge ,un proprio diritto,i percorsi rieducativi per chi? Molto probabilmente prevalgono gli interessi particolari,i bilanci economici degli elefanti che volano che dicono? Legalita’ diffusa per uscire dalla palude,e basta,o no?