Quella di oggi sarà una prova generale: una festa per ospitare la presentazione all’ombra della Madunnina dell’ultimo libro di Paride Vitale, D’Amore e d’Abruzzo. E d’altronde non poteva esserci location più indicata per brindare ad un libro che parla della nostra regione. Perché in via Valtellina a Milano, nel quartiere Isola, presto oltre che parlare, si mangerà abruzzese. E’ qui, infatti, che il sulmonese Domenico Ciotti, 32 anni chef diplomato a Villa Santa Maria, aprirà tra un paio di settimane l’Orsetto d’Abruzzo, copia clonata del locale rilevato a Bologna nel 2017 in via Pietralata insieme alla socia e corfiniese Enrica Di Giuseppe e che nella città rossa ormai è un’istituzione.
Così Domenico ha deciso di fare un altro passo: “Avevo bisogno di nuovi stimoli, di vedere se davvero la formula funziona, perché ormai la clientela bolognese è abitudinaria – spiega lo chef – così ho deciso di tentare a Milano dove riproponiamo lo stesso nome e lo stesso menu di Bologna”. Un locale che ha anche lo stesso numero di coperti: una sessantina tra dentro e fuori e che propone una cucina “sincera” e a “Kmvero”.
“Le nostre sono trattorie e il complimento più bello è quando mi dicono che si sono sentiti come a casa della nonna – continua Domenico Ciotti – proponiamo una cucina sincera, nel senso che non è elaborata, e a chilometro vero, più che zero, perché tutti i prodotti, come le ricette, sono rigorosamente abruzzesi: bevande incluse”.
In via Valtellina, insomma, la Milano da bere non sarà quella di Campari e Spritz, ma di vino pecorino e fave, niente amaro Montenegro, ma genziane di tutti i tipi e una sola provenienza regionale: formaggi da Scanno, vini da Diffusion Beer di Popoli, olio di Cepagatti, arrosticini da Tocco e così via.
“Gli arrosticini restano il core business, ovviamente – continua Ciotti – ma proponiamo ricette per far scoprire anche il resto della ricca cucina abruzzese: pallott’, pizz e foje, pasta fatta in casa. E poi ci sono le tagliatelle al ragù bianco, che noi di Sulmona chiamiamo alla Nicola. Quando ero piccolo la domenica era un rito e ho cercato di riproporle, nella loro formula misteriosa. Devo dire che forse non sono proprio uguali, ma mi ricordano molto quelle domeniche dell’infanzia”.
Domenico vuole prendere per la gola i nostalgici emigrati, ma anche e soprattutto gli “stranieri” e i locali (per quanto a Milano ci siano ancora milanesi): “L’Abruzzo è una regione che suscita grande interesse anche culinario e devo dire che le ultime elezioni regionali, con la risonanza che hanno avuto a livello nazionale – aggiunge -, hanno fatto moltiplicare l’attenzione sulla nostra regione”. A volte, insomma, la politica fa venire anche appetito.
Un ristorante-trattoria che, nei fatti, è uno sportello turistico: sui tavoli vecchie cartoline di Sulmona, i manifesti antichi della centerba di Pacentro, le foto della Maiella e i simboli dell’Abruzzo.
“Non voglio fare un franchising, non ne ho la forza e la capacità – spiega Ciotti – la cucina sincera, d’altronde, si fa con il cuore e non con le formule”.
Per questo Domenico Ciotti, almeno per questo primo anno, si trasferirà a Milano, facendo su è giù da Bologna: “Mia sorella Francesca sta formando cuochi e personale – racconta Domenico – oggi abbiamo 12 persone a Bologna e 7 a Milano”. Loro non sono tutti abruzzesi, ad essere sinceri: “Magari a trovarli”.
Peccato perdere talenti e concittadini. Sarebbe bello che un giorno tornaste ad investire in zona. Complimenti ed in bocca al lupo
Si vabbè, ma, per segmento di riferimento, non solo il personale, anche i titolari dei ristoranti delle trattorie e dei bar, specie nelle città del nord Italia, ora, sono tutti
extracomunitari immigrati. E nel decenni a venire cambieranno i menù con le ricette dei paesi loro. La cucina italiana si è affermata nel mondo occidentale per nessun altra ragione della sconfitta militare che li ha condotti alla condizione di camerieri cuochi pizzaioli lavapiatti comis etc… per servire a tavolo i vincitori.
L’ entusiasmo non manca e si vede dall’ immagine, il sorriso è il primo biglietto da visita, la competenza c’ è i milanesi e non vi apprezzeranno. Ad maiora e viva l’ Abruzzo forte e gentile.