Lo stop è arrivato formalmente ieri dal direttore dei lavori che stanno interessando la messa in sicurezza idrogeologica del costone del Morrone: l’eremo di Celestino V e più in generale l’area celestiniana dovrà restare chiusa fino alla fine dell’estate e non riaprirà neanche parzialmente, né temporaneamente, a Pasqua o in altre occasioni (inclusa, probabilmente, per la fiaccolata di maggio). Il Comune, in realtà, ci aveva provato ad ottenere una deroga e per questo aveva chiesto ai volontari delle frazioni e all’associazione Celestiniana di tenersi pronti per l’1 e il 2 aprile (lunedì e martedì dopo Pasqua), ma proprio ieri è arrivato il diniego della Geo L’Aquila che sta operando sul costone di roccia: al momento sono stati eseguiti gli interventi a monte (sopra l’eremo) e non quelli a valle che riguardano cioè l’ingresso e il sentiero che porta al rifugio di Pietro da Morrone. Impossibile, dunque, autorizzare il passaggio di persone e impossibile, al momento, anche riaprire il cantiere a cui manca circa un mese e mezzo di lavori. Dall’inizio di marzo, infatti, il Parco Maiella ha imposto alla ditta di fermarsi (fino a luglio) per tutelare la fase biologica della fauna protetta (in particolare le nidificazioni): insomma fino ad estate inoltrata, sul Morrone non si potrà muovere foglia, figurarsi le rocce. Una storia infinita quella dell’area celestiniana che, dopo le lungaggini per i lavori di rifacimento del piazzale e dello chalet, si trova ora ad essere inibito per i lavori sulla montagna. L’unica, magra, consolazione, è quella che presto si potrà tornare ad ammirare eremo e tempio di Ercole Curino anche di notte, ma rigorosamente da lontano: il Parco Maiella, infatti, ha autorizzato il Comune a riaccendere le luci che illuminano i due siti e che erano state spente, poco dopo la loro accensione, perché davano fastidio alla fauna. Le luci torneranno ad accendersi, ma solo come spotlight e non diffusamente sulla montagna: due fari su eremo e tempio e buio sulla roccia.
ma perchè devono essere gli aquilani ad occuparsi di cose nostre? COME PER I LAVORI AL CORNICIONE DELL’ANNUNZIATA
Credo che affidarsi alle competenze Aquilane dia garanzia di risultati certi anche dalle parti di Sulmona.
Non è solo questione di consolidata tradizione: è questione anche di studi, di preparazione universitaria di contatti di alto livello e quant’altro.
Non è certo un caso che sia L’Aquila (e non Sulmona) la capitale della cultura del 2026.
Tutto qui, caro Sergio.
sappiamo tutti del perché l’aquila sia capitale della cultura. non scambio 309 morti per ottenere una ricompensa! In quanto a cultura mio caro mingaver sappi che noi SUlmontini facciamo cultura dal tempo dei romani, (Leggi Ovidio) quando voi al massimo giocavate con la ruota! Un ultima cosa: Il giustizierato d’Abruzzo fu istituito nel 1233 e rese SUlmona capoluogo d’Abruzzo, ti spoilero che presto avremo sorprese in merito anche circa l’università di cui tanto ti vanti.
Se avessero escluso dal Parco tutte le aree di interesse archeologico l’ultima parola e la prima non sarebbe spettava al Parco. Ps. Perché il Parco non fa spegnere le luci Camp di Giove e di tutti i paesi ricompresi nel Parco???
..Perché a Sulmona il mondo va al contrario.