Diciassette anni senza approvare il piano per l’individuazione delle aree di salvaguardia delle acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano. Una necessità che sarebbe impellente, vista la siccità e il cambiamento climatico che hanno interessato la regione verde d’Europa, con sempre meno precipitazioni nevose registrate durante l’inverno. Il piano, invece, rimane nel cassetto, nonostante nel 2018 la Regione prese atto della proposta dell’ERSI, ma non approvò il piano proposto. La Regione rilevò che, nella definizione delle proposte di normativa tecnica da applicare sulle aree di salvaguardia, l’ERSI si fosse limitato a ricalcare le disposizioni già previste da un piano precedentemente elaborato dalla Beta Studio, senza una precisa distinzione dei vincoli e delle prescrizioni da applicare nelle diverse tipologie di salvaguardia.
Perciò la Regione Abruzzo demandò al Dipartimento Opere Pubbliche le ulteriori valutazioni, incaricando l’ERSI di provvedere alla valutazione dell’incidenza ambientale presso il Comitato di Coordinamento Regionale per la Valutazione d’Impatto Ambientale. Il Dipartimento Opere Pubbliche dopo sei mesi aveva presenta il proprio lavoro ed osservazioni e il 7 febbraio 2019, la Regione Abruzzo aveva acquisito il lavoro svolto. A quel punto era stata definita, in primo luogo, una nomenclatura terminologica atta a precisare con chiarezza tutti gli aspetti del lavoro proposto; definiti i vincoli e le limitazioni relative alle aree di salvaguardia, la gestione delle stesse e le aree di salvaguardia delle nuove opere di captazione.
Insomma, c’erano tutti gli elementi per approvare da parte della Regione Abruzzo il piano delle aree di salvaguardia delle acque. Poi, l’Ente ha deciso di procrastinare l’approvazione, affidando all’ERSI il lavoro per il “superamento delle criticità”. Da quel momento tutto è in stallo, ed oggi il Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua è tornato alla carica sull’argomento.
“Nonostante le continue sollecitazioni verbali e tre azioni di protesta da parte della nostra associazione- scrivono – questa partita non è stata ancora chiusa nemmeno dopo le audizioni dello scorso anno con la Commissione sull’acqua del Consiglio Regionale. Nessuna forza politica e nessun consigliere regionale si è fatto carico del compito di sollecitare tutti gli Enti interessati. Per non andare lontano, la Regione Marche, sebbene anch’essa in ritardo, ha approvato lo stesso piano con DGR n. 847 del 05/07/2021!
Se si fosse approvato il Piano di salvaguardia non avremmo dovuto assistere allo scempio di Ofena dove si vuole realizzare una cava da 2 milioni di mc in volume, nell’area di ricarica dell’acquifero del fiume Tirino! Noi continueremo insieme ai cittadini la lotta per la preservazione e gestione pubblico-partecipata del bene comune acqua”.
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