E’ un appello all’unione quello lanciato dal professor Raffaele Giannantonio ai “pittori peligni” vecchi e nuovi, un appello affinché le esposizioni, i lavori, le manifestazioni possano tornare ad avere un’unica bandiera, un’ottica inclusiva. Auspica un “superamento” delle vecchie controversie Giannantonio, anche in qualità di presidente dell’associazione Il Quadrivio di Sulmona che poi sarebbe quella che organizza il Premio Sulmona.
Tutto ebbe inizio con la costituzione del comitato Metamorphosis Beyond the Shape, fu lì che si creò una spaccatura tra i soci fondatori dei pittori peligni con una parte che lasciò ben presto il sodalizio nato in vista del Bimillenario Ovidiano. Nacquero, così, i cosiddetti “artisti di Ovidio” da un lato e gli ex pittori peligni dall’altro riuniti, quest’ultimi, sotto il Gruppo archeologico superequano.
“L’esperienza dei progetti per il Bimillenario Ovidiano si è conclusa (per quanto mi riguarda unilateralmente e non per mia volontà)” scriveva il professore qualche giorno fa in una mail di risposta al Gruppo Superequano che, nel frattempo, si sta preparando alla prossima mostra presso il Palazzo Colella Santoro di Pratola. Giannantonio era di fatto uscito nel 2016 dal comitato Metamorphosis per entrarne in un altro sempre incentrato sulla manifestazione ovidiana, quello organizzativo del Comune, dove è membro e responsabile della commissione che ha affidato i fondi regionali e su cui ebbe da ridire Emiliano Splendore, presidente del Gruppo archeologico superequano.
“Considero doveroso dispormi a favore di un lavoro unitario degli artisti sotto l’unica bandiera della cultura, lontano da eventuali particolarismi ed interessi di tipo elettoralistico” è ora l’intenzione di Giannantonio.
Nel frattempo di cambiamenti all’interno di Metamorphosis Beyond the Shape ne sono stati fatti parecchi: la morte del presidente Pelino con l’ingresso al suo posto di Luisa Taglieri, per poi, qualche giorno fa, il passaggio da comitato ad associazione. E forse a proposito che Giannantonio di appello ne lancia un altro, quello del “consolidamento delle istituzioni che ci sono” già in città invece di crearne di nuove perché poi si rischia di fare un po’ come cuculo “che fa l’uovo dentro al nido degli altri. Una sindrome di cui Sulmona sta soffrendo ultimamente” commenta a conclusione il professore.
Tra screzi più o meno passati, consolidati o appianati, intanto, gli artisti continuano a creare che poi in fondo in fondo è quello che conta di più.
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